Come un tuono che ha rotto il silenzio, svegliando tutti.
Questa è stata la settima edizione dell’Imboscata. Arrivata in sordina a fine estate, con un budget ridotto all’osso, al culmine di una stagione mai così avara di eventi per i ceccanesi, costretti a due mesi di esilio per assistere ad eventi altrui.
La boccata di ossigeno, quella che è riuscita a portare più di mille persone in due giorni alla Villa comunale, è arrivata con l’evento storico per la musica underground ciociara, quello che per la generazione degli anni novanta era rappresentato da “Odori Sotterranei” e per la generazione degli anni zero del duemila è rappresentato da “L’Imboscata”.
Un evento unico, sempre uguale a sé stesso per precisa volontà di chi lo organizza eppure sempre diverso, perché dà spazio e riflettori a tutta quella miriade di piccoli gruppi che scrivono e producono musica e idee proprie, cercando di resistere alla dittatura delle cover band che sta monopolizzando i locali del nostro territorio.
C’era voglia, da parte nostra come da parte di tutte le persone che sono state alla Villa in questi due giorni, di stare fuori, all’aperto, ascoltando musica, incontrando persone, godendosi gli ultimi sprazzi di estate in tempo di crisi.
Proprio quella crisi, economica e non solo, sta alla base di eventi come L’Imboscata, nati e cresciuti con pochi spiccioli e tante idee, un esempio che andrebbe seguito e che dimostra come non occorra spendere tanti soldi per avere eventi culturali di livello.
Occorrono tante idee e tanto spirito di sacrificio. Per questo, per avere avuto ancora una volta la possibilità di raccontare una bella storia, ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato per rendere L’Imboscata possibile: il Comune di Ceccano, che ci ha sostenuto; i nove gruppi che si sono esibiti; il nostro service Muzak; i nostri sponsor; le nostre decine di ragazze e ragazzi che come ogni volta ormai lasciamo per ultimi nei ringraziamenti ma che teniamo in prima fila nel nostro cuore.
Grazie a tutti, alla prossima Imboscata!